COMPETERE IN LIFESTYLE
Abbiamo parlato finora di alcuni fattori di competitività, in parte sottovalutati, rilevanti per le imprese in un’ottica di sviluppo sostenibile e costruzione di valore nel tempo. Uno di questi, come abbiamo introdotto nell’articolo Persone al centro, è il riconoscimento della centralità della persona nell’organizzazione del lavoro, dei suoi bisogni, dei suoi interessi, della sua vita. Joseph Fuller, uno dei coordinatori del progetto Managing the Future of Work dell’Università di Harvard, discute l’importanza strategica di supportare i lavoratori spiegando su quale terreno si possa giocare la corsa all’accaparramento dei talenti migliori: “Come si fa a competere con un’azienda sexy come Google nell’attrarre talenti? Forse non si riesce a competere sull’offerta economica, ma si può competere in lifestyle” (1).
Il lavoro ha un enorme impatto sulla qualità complessiva della nostra vita. Gli dedichiamo tempo, forse di più che a qualsiasi altro ambito della quotidianità, energie e speranze, in una corsa ossessiva al raggiungimento della soddisfazione e del riconoscimento - economico, sociale, intellettuale. Ma questa realtà sta cambiando, le nuove generazioni ne stanno ridisegnando la struttura: l’aspirazione non è necessariamente una carriera fatta di aumenti di stipendio e avanzamenti a posizioni sempre più prestigiose, ma di armonica fluidità tra la dimensione lavorativa e qualsiasi altra cosa facciamo nel resto della nostra vita (2). Che siamo genitori, viaggiatori, appassionati di musica jazz o che ci piaccia fare agility insieme al nostro cane, abbiamo tutti bisogno di un cambio radicale nel sistema, che elimini le differenze e valorizzi la diversità, liberandoci dalla necessità di dover continuamente chiedere quello che la vita impone.
Ma quali sono gli elementi che fanno di un’impresa un posto in cui la “gente sta bene”(3)?
Lo sforzo più importante da sostenere per il raggiungimento di un reale benessere delle persone è proprio quello del cambio culturale nella concezione e nell’approccio alla struttura e all’organizzazione del lavoro.
Ma Roma non è stata costruita in un giorno.
Quello che attualmente si può osservare in maniera diffusa è l’implementazione di politiche di welfare o benefit aziendali volti a migliorare il livello di benessere e la qualità della vita dei lavoratori. Si tratta di beni e servizi destinati ai lavoratori e alle loro famiglie (come le possibilità di formazione, le polizze sanitarie integrative, eventuali contributi alle spese scolastiche dei figli…). Queste iniziative dovrebbero rivelarsi utili, ma purtroppo non sempre vengono utilizzate: le persone non sono al corrente della loro esistenza o non le ritengono adeguati alle loro necessità (4).
Investire risorse in progetti che non vengono comunicati è infruttuoso per tutti: comporta sprechi (di tempo, denaro, energie) e genera entropia. Se questi progetti rimangono inutilizzati, vale la pena chiedersi se le soluzioni messe in campo siano all’altezza e comunichino correttamente al pubblico al quale si rivolgono, coinvolgendolo anziché allontanandolo.
La chiave è - nessuna sorpresa - mettere le persone al centro.
Per individuare quali siano gli interventi in grado di fare realmente la differenza è utile interrogarsi sulla specificità di ogni singola realtà:
- chi sono le persone che ne fanno parte
- quali sono i loro bisogni e i loro interessi - che cosa vogliono
Le imprese che hanno più successo, infatti, sviluppano il welfare come un progetto strategico che parte dall’ascolto delle esigenze dei dipendenti (5), ma non solo, è importante misurare e monitorare i risultati nel tempo per capire l’utilità effettiva delle singole misure e, ultimo ma non meno importante, assicurarsi che queste vengano comunicate in modo chiaro ed efficace a tutti gli utenti interessati.
(1) Why Business Should Support Employees Who Are Caregivers, Danielle Kost, Harvard Business School Working Knowledge, 17 Gennaio 2019
(2) Young People Are Going to Save Us All From Office Life, Claire Cain Miller & Sanam Yar, The New York Times 17 Settembre 2019
(3) Marina Salamon “solo le aziende in cui ‘la gente sta bene’ potranno vivere a lungo”, Alley Oop 16 Febbraio 2017
(4) The Caring Company, Joseph B. Fuller e Manjari Raman, Managing the future of work, Harvard University
(5) Welfare Index PMI, Rapporto 2019
Photo by Priscilla Du Preez on Unsplash